Sono una grande appassionata di documentari naturalistici. Secondo me chi lavora alla creazione di documentari sulla natura fa il lavoro più bello del mondo, anche se scomodo, magari pure pericoloso e faticoso.
In questi giorni ho visto un documentario avvincente sulle vicende di due gruppi di scimpanzé nelle foreste primordiali Ngogo in Uganda. Tra le tante immagini affascinanti, una in particolare mi ha colpito.
Il modo in cui gli scimpanzé indagano con il loro sguardo intelligente le chiome degli alberi.
Scrutano in alto alla ricerca di segnali, per scorgere eventuali intrusi o pericoli, per cercare la frutta di cui si cibano e altre prede, per trovare rifugio dalla pioggia al riparo di grandi foglie degli alberi tropicali o per mettersi in salvo quando scoppiano zuffe furibonde tra i maschi che danno sfoggio della loro forza.
Quello sguardo verso l’alto.
Quel desidero di salire e di avvicinarci al cielo.
Noi esseri umani abbiamo perso la capacità di muoverci agilmente tra i rami degli alberi, anche se da bambini gli alberi sono una calamita per arrampicate selvagge o maldestre. Poi per volare abbiamo inventato i palloni aerostatici e gli aeroplani.
Ma l’istinto che ci fa scrutare tra le fronde degli alberi rimane ed è quella curiosità che ha spinto l’autrice del secondo libro della mia bibliografia arborea a diventare una delle massime esperte delle volte forestali del nostro pianeta.

Tra la Terra e il Cielo. La vita segreta degli alberi.
di Nalini N. Nadkarni
Editore: Castelvecchi (Roma)
Nalini Nadkarni è una biologa ed ecologa americana specializzata nello studio delle chiome forestali. Si è concentrata nella comprensione dell’importanza delle canopie per l’equilibrio ecologico delle foreste pluviali: è suo il 1° database mondiale – il Big Canopy Database – che raccoglie le informazioni sul numero e la morfologia delle volte forestali del pianeta.
Dunque una scienziata che opera in ambito accademico ed è anche pioniera nel portare l’educazione naturalistica al di fuori del mondo universitario.
Per esempio nelle carceri, oppure collaborando con scrittori, poeti, danzatori, musicisti e artisti visivi per comprendere e comunicare meglio le relazioni tra la natura e gli esseri umani.
Il suo obiettivo principale nel coinvolgimento di un pubblico più allargato è portare la scienza e gli scienziati alle persone che non hanno o non possono avere accesso ad essa nelle sedi tradizionali.
Nelle note a questo articolo ho inserito il link il sito dell’autrice (*) – in inglese – molto ricco di informazioni, articoli e studi.
Per conoscere e studiare le volte forestali ha imparato a scalare gli alberi delle foreste pluviali e questo le ha permesso di compiere le sue osservazioni tra i rami a molti metri di altezza da terra.
Mi sembra una prospettiva intrigante.
Arrampicarsi sugli alberi è un sogno che ha ispirato poeti, scrittori, registi cinematografici, studiosi. Anche architetti: ho letto che è possibile alloggiare per vacanza in case costruite sugli alberi. Quando vedo nei giardini le piccole casette per bambini costruite sugli alberi sento spesso un’attrazione, mi piacerebbe proprio arrampicarmi e osservare il mondo dall’alto, appollaiata ad un ramo come un uccello.
Anni fa durante un viaggio nelle regioni Baltiche sono stata su una piccola isola in Germania, Rugen.

L’isola è verdissima e offre poetici scorci sul mare. Nel territorio di Rugen si può esplorare il Parco Nazionale Jasmund che accoglie il più vasto bosco ininterrotto di faggio selvatico della costa del Mar Baltico. La faggeta di Jasmund è Patrimonio dell’Umanità Unesco come “Antica faggeta della Germania”.

A Rugen ci vorrei proprio tornare per perdermi di nuovo tra le sue antiche e silenziose faggete e anche per salire ancora sul Treetop Walk. Si tratta di una installazione torreggiante che tramite un percorso a spirale conduce fino in cima, a 40 metri dal suolo. La torre è letteralmente in mezzo agli alberi, si cammina tra rami e foglie. E’ forse la principale attrazione turistica dell’isola, concepita con una filosofia di ridotto impatto ambientale e arricchita da un bel museo e molte attrazioni per le famiglie e i bambini.
Anche per gli ex bambini, come me. Ero eccitatissima e ricordo l’emozione man mano che salivo, mi avvicinavo ai rami per sfiorarli e poi guardavo giù!
Proprio come quando leggevo il libro di Nalini: ero lì con lei, in arrampicata.
Il libro è ricchissimo di informazioni, in linguaggio per non addetti ai lavori, sulla biologia degli alberi e l’importanza delle volte forestali, e questo non solo per le foreste pluviali, area di suo specifico interesse, ma anche per le foreste e i boschi delle campagne e delle città.
Nalini prende per mano il lettore e dedica alcuni capitoli del libro a ricordarci quanto sia stretto il legame che l’uomo ha con gli alberi, da sempre.
Per indagare questo legame, si è ispirata al modello della piramide dei bisogni di Maslow, uno dei principali esponenti della psicologia umanistica (**) e si è chiesta: quali sono le “categorie” di bisogni umani che gli alberi ci permettono di soddisfare?

Dalla base fino al vertice della piramide, il legame tra uomini e alberi riguarda tutte le dimensioni della nostra vita: dai bisogni fisici, di sicurezza, di salute fino ad arrivare al gioco e l’immaginazione, alla percezione dello scorrere del tempo e ai simboli.
Giunti in cima alla piramide, gli alberi sono mediatori che ci connettono alla dimensione della spiritualità, del divino e della consapevolezza.
“gli insegnamenti spirituali degli alberi sono universali: dovremmo sforzarci di mettere in collegamento il mondo terreno con quello spirituale, produrre cose che siano utili agli altri, avere radici solide, accettare i cambiamenti inevitabili della vita, vivere consapevolmente, essere felici. Aprirci a qualcosa talmente semplice e piacevole come scalare un albero, o sedersi in silenzio sotto di esso, può far sentire le persone in pace con il mondo e con se stesse”
(pg 241- 242 Tra la terra e il cielo. La vita segreta degli alberi di Nalini Nadkarni. Castelvecchi Editore)
L’uomo moderno si è dimenticato quanto gli alberi siano fondamentali per la vita. Leggere il libro di Nalini aiuta a riattivare una consapevolezza che era ben chiara ai popoli antichi, e che è tuttora centrale per le popolazioni native.
La salute dell’uomo è profondamente intrecciata con la salute della terra. La chiave per riportare in salute la terra risiede nel modo in cui ci sintonizziamo con la natura e, attraverso la natura, con noi stessi.
Chris Maser, ambientalista americano, è convinto che “imparando a risanare la foresta, la curiamo e mentre curiamo la foresta curiamo noi stessi”.

Quando siamo tristi e non riusciamo più a sopportare la vita, allora un albero può parlarci così: Sii calmo! Sii calmo! Guarda me!
La vita non è
facile, la vita non è difficile.
HERMAN HESSE, Il canto degli alberi
Le frequenti incursioni poetiche di cui l’opera è disseminata sono un’altra ragione per cui questo libro mi è tanto piaciuto.
Una biologa forestale che ha sentito necessario accompagnare il suo racconto con il linguaggio poetico è una piccola rivelazione.
“offro questo libro come un invito a considerare quanto gli approcci di scienza, arte e umanistica possano, tutti insieme, portarci ad una maggiore consapevolezza verso gli alberi”
Nalini M. Nadkarni
La parola poetica coglie la dimensione emozionale, di incanto, di profonda ammirazione e di potente simbolismo che nell’esperienza umana sperimentiamo quando siamo al cospetto di alberi che ammiriamo o a cui siamo legati.
Ogni albero, ogni essere che cresce mentre
Rumi
Lo fa dice questa verità: raccogli ciò
Che semini. Nella vita, breve quanto
Mezzo respiro, non piantare nulla, solo
Amore.
La prossima volta che incontrerai un albero che ti piace, magari prova a leggergli una poesia.
Io lo faccio ogni tanto, in silenzio se sono da sola oppure a voce alta in occasione delle esperienze in natura con piccoli gruppi che accompagno nei boschi.
Gli alberi non hanno orecchie eppure io sono convinta che ci ascoltino.

Note
(*) https://nalininadkarni.com/
(**) https://it.wikipedia.org/wiki/Psicologia_umanistica
tutte le foto sono di Stefano Romani
"La via più chiara per penetrare nell'universo passa per l'intrico di una foresta" (John Muir)