
John Muir conosceva molto bene l’intrico delle foreste!
Scoprire la sua biografia significa partire per un’avventura affascinante nel cuore della Natura selvaggia.
Esploratore, botanico, filosofo, alpinista, geologo, scrittore, attivista politico, esponente del movimento filosofico e poetico trascendentalista americano, nasce in Scozia nel 1838 per emigrare con la famiglia da bambino nel Wisconsin.
Tra i primi non nativi a scalare le magnifiche pareti di granito della Yosemite Valley in California, ha esplorato quelle montagne in lungo e in largo, per lo più in solitudine, poi come “guida” a chi come lui desiderava incontrare la natura selvaggia: scalatori, fotografi e pittori.
Sentiva un amore così grande per la wilderness che, in una fase più matura della sua vita, diede vita ad una delle prime forme di ambientalismo della storia moderna.
Grazie a Muir e al Sierra Club, la più antica e grande organizzazione ambientalista degli Stati Uniti, da lui fondata nel 1892 e tuttora esistente, fu affermata la necessità di preservare allo stato selvaggio, almeno per una quota rilevante della superficie, vaste aree naturali del territorio nord americano.
Muir dunque si mise in gioco personalmente per mobilitare opinione pubblica e autorità politiche affinché le aree naturali, in primis quelle che lui conosceva così bene e amava, venissero preservate dagli impatti rilevanti della presenza di alcune attività umane (per esempio il disboscamento e le opere per la costruzione di dighe).
E’ passato allo storia il suo invito all’allora presidente T. Roosevelt a trascorrere tre giorni accampato con lui in tenda, nel 1903, proprio nello Yosemite, tra abeti Douglas, Sequoie e torrenti: più che con le parole, deve aver pensato allora Muir, occorreva far passare attraverso l’esperienza diretta l’incanto, la maestosità, la meraviglia dello spettacolo della natura e della necessità di proteggere e tutelare aree così ricche di biodiversità e bellezza.
E fu proprio grazie a questa iniziativa eclatante che la Yosemite Valley divenne ufficialmente uno dei primi parchi nazionali statunitensi sotto la diretta giurisdizione dello Stato federale.
Ad oggi, l’89% di questo territorio magnifico è ritenuto essere allo stato selvaggio.

Lo sguardo curioso, il desiderio di esplorare luoghi selvaggi mettendosi in ascolto di ogni suono, riconoscere che il vento non soffia sempre uguale, osservare ogni pietra incontrata sul cammino, ammirare gli animali con l’innocenza degli occhi di un bambino unita al desiderio di mettersi in relazione rispettosa e gioiosa con altre forme di vita, tutta la vita di John Muir per me è di grande ispirazione.
Mi sono emozionata a leggere le testimonianze nei diari che ci ha lasciato: racconti di esperienze memorabili sulle montagne dello Yosemite, avventurose e spirituali al tempo stesso.
Ho vissuto insieme a lui le giornate trascorse sulle pareti di granito, nei boschi di pini e sequoie, sulle rive dei ruscelli, in cima ad un abete per capire cosa significa davvero per un albero stare in mezzo ad una tempesta di vento!
“Ogni cosa sembrava forte e a suo agio, come se si stesse davvero godendo la tempesta, come se volesse rispondere ai suoi saluti più entusiastici.
Si sente molto parlare, in questi tempi, della lotta universale per l’esistenza – ma nessuna lotta, nel senso letterale del termine, si stava verificando qui. Nessuna presa di coscienza del pericolo da parte degli alberi, nessuna supplica – ma una lietezza invincibile, tanto lontana dal giubilo quanto dalla paura “
John Muir
Andare in montagna è tornare a casa
Saggi sulla natura selvaggia
(Edizioni piano B)
Quanta pace, e letizia anche, si sente nascere nel cuore ascoltando la voce del vento che ora accarezza, ora scuote le cime delle conifere. E’ una voce che parla anche a noi, al nostro cuore, ci rischiara la mente, ci scompiglia i capelli come se fossero rami ondeggianti di un larice.
Si, aveva ragione John Muir: andare in montagna è tornare a casa.