
Nelle esperienze di Ecotuning che propongo in Natura, il saluto al Genius Loci è uno dei primi inviti che propongo al gruppo.
Il saluto al Genius Loci, che è poi lo Spirito del Luogo, è una pratica appresa grazie agli insegnamenti della Scuola di Ecopsicologia e, pur avendone percepito la potenza quasi subito, è con il tempo che ho compreso meglio quanto possa cambiare la relazione con il luogo naturale incontrato.
Anche nella vita di tutti i giorni, ogni volta che mi è possibile, il mio incontro con un luogo naturale inizia con un saluto: nulla di complicato, non c’è una “formula” da seguire, ciascuno nel tempo trova il proprio modo, se si è da soli con la mente e in silenzio. Ciò che fa la differenza è riconoscere l’alterità, ciò che è altro da noi e con cui possiamo entrare in dialogo.
E così ho deciso: non tornerò più in città. Resto con la natura, non solo dalla sua parte ma proprio insieme a lei. Qui c’è il bosco e ogni giorno lo frequento, come si dice “frequenta la chiesa, o la sinagoga”. Sono passati nove mesi, è autunno inoltrato. Ora non solo parlo agli alberi, ma gli alberi mi rispondono. Vado nel bosco a imparare a camminare da sola, senza pensieri, a guarire le ferite (…).
Chandra Candiani, “Questo immenso non sapere”
La Natura in cui siamo immersi, il paesaggio che ci ospita, attraverso questo riconoscimento, non sono più uno sfondo in cui ci muoviamo, sentendoci sempre al centro dell’attenzione. Iniziamo a percepire che non siamo soli, che siamo immersi in un flusso, talvolta impercettibile alla vista, eppure vivo, palpitante.
Per i nostri avi latini, e ancor prima greci, lo Spirito del Luogo era del tutto compreso e riconosciuto.
Nel bellissimo libro di Francesco Bevilacqua “Genius Loci. Il Dio dei luoghi perduti” edizioni Rubbettino, l’autore ci ricorda che per i latini ciascun luogo, una fonte, un fiume, un bosco, un’altura, aveva una divinità secondaria (rispetto a quelle olimpiche) che lo proteggeva e lo tutelava. Si riconosceva così ai luoghi, prosegue sempre Bevilacqua, uno status del tutto analogo a quello degli esseri umani.
L’esigenza di personificare i luoghi ha poi preso la forma, nella mitologia greca e latina e poi anche nelle evoluzioni culturali successive, di personaggi, sempre femminili, che ritroviamo nella poesia, nelle leggende, nell’arte, nella cultura popolare: le Ninfe e le Fate.
Sempre citando Bevilacqua, si tratta di spiriti intermedi tra l’uomo e le divinità ufficiali che nascono appunto dalla necessità degli uomini di personificare i luoghi o gli elementi della natura (fiumi, mari, alberi, montagne, ecc).
Andando alle origini della storia delle culture umane, Bevilacqua sottolinea che il punto di inizio si ritrova nelle popolazioni di cacciatori-raccoglitori del Paleolitico che, costrette dal bisogno di propiziarsi le forze della natura espiando la colpa di avere ucciso animali (nel timore che, a causa della caccia, gli animali scomparissero) immaginarono spiriti femminili cui rivolgere riti e preghiere che troviamo dipinti sui muri di vari siti preistorici: donne-uccello, esseri-farfalla.
La storia delle migliaia di generazioni di esseri umani che ci hanno preceduto è racchiusa nei nostri geni, ognuno di noi ne è figlio.
Per un lunghissimo tempo l’uomo ha riconosciuto, ringraziato, onorato, rispettato la Natura, per ragioni non solo di “utilità” ma comprendendo che la Natura ha una sua “autonomia” e anche suoi “scopi” in un disegno che è molto più grande dell’uomo, di cui tuttavia l’uomo è parte.
Sono convinta che tornare a riconoscere i luoghi come dotati di “spirito”, di una individualità, della facoltà di manifestarsi, di compiersi e anche di entrare in comunicazione profonda con noi, sia un primo fondamentale passo per cambiare la nostra prospettiva e la nostra relazione con la Natura e i paesaggi.
A partire dai paesaggi in cui trascorriamo la nostra vita, che sono tutt’uno con la nostra storia e dunque sono parte di noi così come noi siamo parte di tali paesaggi.
Mettendoci in ascolto, osservando i dettagli, prestando attenzione, sentiremo la vita che scorre attorno a noi, anche se viviamo in città, anche se abbiamo a disposizione solo qualche albero in un parco vicino a casa, o se vediamo dalla nostra finestra il profilo di una montagna. E sarà sempre uno scambio, e ci sorprenderemo e ci commuoveremo per la bellezza che è attorno a noi.